Caffè non caffè a Pereto

Erano gli anni del post secondo conflitto mondiale e per gli Italiani era appena cominciata una nuova epoca di speranze e di sogni. Avevano dovuto subire embarghi, autarchie e vari razionamenti per un lungo periodo e perciò erano stati costretti all’uso di alimenti sostitutivi di quelli razionati, appunto i surrogati che nascono o tornano in auge. Quali erano i sostituti dei chicchi di caffè? L’elenco è notevolmente lungo: semi di girasole tostati, frumento, orzo, malto, segale, granoturco, fagioli, soia, arachidi, ghiande, castagne, cicoria, ecc.

Anche a Pereto in quel periodo le persone facevano enormi sacrifici per tirare avanti e il superfluo, in fatto di alimentazione, non sapevano cosa fosse. Tuttavia, qualcuno viveva e molti sopravvivevano. L’allevamento di qualche capo di bestiame e la coltivazione della terra bastavano appena a mantenerli in vita.

Negli anni compresi tra gli ultimi del 1950 ed i primi del 1960 anche a Pereto, in qualche famiglia, si utilizzavano i succedanei del caffè, ma di questo poco o niente. Invece già si usava, da molto tempo, l’orzo tostato (abbrustulitu) e macinato che rappresentava un ottimo sostituto dei chicchi di caffè, per preparare una calda bevanda scura somigliante molto al caffè, più come aspetto che come sapore, solitamente aggiunta al latte per la colazione dei bambini.

La bevanda d’orzo era consumata da molti, poiché il cereale lo coltivavano, ma pochi erano quelli che mettevano nell’infuso qualche prodotto che gli desse una gustosità particolare.

Qualcuno aggiungeva pochi semi di anice, altri, secondo la quantità d’acqua, uno o due cucchiaini di un particolare surrogato venduto in qualche bottega del paese, chiamato “ La Vecchina”.

Poteva usarsi anche da solo, Per incoraggiare l’uso di questo prodotto fu addirittura inventato uno slogan: “Se vuoi vivere quanto Noè, bevi Vecchina e non caffè”. Ciò avveniva in conseguenza delle sanzioni economiche all’Italia imposte nel 1935 dalla Società delle Nazioni. Il caffè entrò a far parte dei prodotti sostituiti o addirittura proibiti.

Quali erano le modalità di preparazione? Si usava una cuccuma (cuccamu) di latta dotata di manico di legno, beccuccio e coperchio. Solitamente veniva riempita d’acqua e posta sul piano del camino a debita distanza.

Raggiunta la bollitura dell’acqua, vi si versavano, a piacimento, l’orzo macinato e il surrogato. L’unione delle due polveri, secondo i consumatori, conferiva alla bevanda un particolare aroma.  

 

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*