Don Antonio Gagliardi

Per questo personaggio viene creata una pagina apposita viste le molte informazioni disponibili


Svolgendo indagini su Pereto (circa la posizione del paese dopo la morte del Marj) il ten. Franchini ordinò che il locale parroco, don Antonio Gagliardi, fosse preso per essere da lui interrogato. Perciò il 25 luglio 1861, sotto scorta di un caporale e di 4 bersaglieri, il Gagliardi veniva condotto a Tagliacozzo quando, nella solitaria via (allora mulattiera poichè la rotabile Tagliacozzo-Monte Bove-Carsoli fu attuata nel 1882) che collega Colli a Roccacerro, improvvisamente comparvero più di 20 briganti, i quali, a mano armata, con impressionante impeto assalirono il gruppetto, di cui i soldati trovarono scampo nella fuga e il graduato, gravemente colpito ad una coscia non potè scappare.
Così raggiunto da quei manigoldi, che gli si gettarono addosso come belve, egli sarebbe stato certamente trucidato se il sacerdote, facendogli scudo col proprio corpo, non l’avesse protetto da tanta ferocia, se con le più amorevoli espressioni di carità cristiana, non avesse esortato quei furfanti a non infierire sul ferito, ma ad averne pietà. Le sue parole conseguirono l’effetto per cui venivano pronunciate, poichè i briganti, sia forse per rispetto del sacro ministro che ritenevano del loro partito, sia perchè erano rimasti probabilmente inteneriti dalle sue commoventi parole, smissero di minacciare il malcapitato e, promettendogli che non l’avrebbero più toccato, si allontanarono, Allora l’esemplare prete fasciò con i propri fazzoletti le ferite del povero caporale che, appoggiandosi a lui, potè proseguire per Tagliacozzo. L’arrivo del ferito e dell’arrestato, e la narrazione della brutta avventura loro capitata sulla montagna, suscitò pena ed ammirazione nei tagliacozzani che animati da umanità e comprensione, si dimostrarono ansiosi di vedere guarito l’uno e liberato l’altro. Però mentre questo, scevro di colpe e di sospetti, fu messo in libertà, quello, malgrado le cure sanitarie usategli per salvarlo, mori dopo due giorni, durante i quali volle essere sempre assistito da colui che l’aveva accompagnato nel suo ultimo fatale viaggio. Gli furono tributati solenni funerali cui, con commossa ed onorevole partecipazione, intervennero autorità e popolo. (Una nota a fine paragrafo riporta- la Guida, Aquila 2 agosto 1861 ). Tale avvenimento fu riferito da “La Guida” bisettimanale di ispirazione radicale pubblicato in Aquila, che cosi conclude la sua cronaca: “Non vogliamo indagare le opinioni politiche del parroco Gagliardi, che ora è lasciato libero da ogni sorveglianza. Guardiamo solo ed ammiriamo in lui l’uomo pietoso e virtuoso ed il modello del vero sacerdote cattolico. Possa egli trovare molti imitatori”.
Bontempi, La Marsica, pag 101

 

L’arciprete di Pereto Don Gagliardi, già arrestato una volta come fautore reazionario, è tenuto da tutti per uno tra gli individui più avversi al nostro governo, ed è mal visto da tutti in generale.
BSJ, pag 111
L’arciprete D. Antonio Gagliardi esercitante a Pereto venne arrestato per aver “sparso voci contro il governo”.
Antonio Di Pietro, uno dei quattro bersagli eri di scorta al Gagliardi posto a disposizione del giudice istruttore di Avezzano, cadde mortalmente ferito in una imboscata tra Colli e Roccacerro; il suo cinturino fu rinvenuto indosso al brigante Domenico Spaccone di Roccacerri, quando il 20 agosto, nella località Cesa Cotta e Fonte della Signora di Cappadocia, i carabinieri affrontarono in un conflitto a fuoco 100 insorgenti, ferendo lo Spaccone e Antonio Coletti di Cappadocia, subito passati per le armi.
(Arch. di stato di Napoli, alta polizia, foglio 179,180; ministero di polizia gabinetto, foglio 1759)
Jetti, Cronache marsicane, pag. 153
 

Spacconi Domenico di Pietrasecca fucilato il 20 agosto 1861 in Cappadocia dal luogotenente Staderini, I battaglione bersaglieri.
BSJ,
Gagliardi tacciato di maledetto stregone: dorme colle femmine, quindi le confessa, le assolve senza riflettere alla scomunica papale. Simile a questo è il guardiano della madonna dei Bisognosi P. Ascanio d’ Ovindoli che va d’accordo con il Gagliardi. Questo (il guardiano) frequenta la nipote dello scrivente e la fa portare al convento e osa confessarla.
Scrive il mittente per farsi accordare la licenza di confessione almeno quella degli uomini.
Sperando di poter contrarre amicizia col (vescovo) per riferire di tutti gli accaduti in Pereto.
Firmato: Francesco Camposecco. Pereto, 2 febbraio 1855).
Arch. Diocesano dei Marsi, C 209

 

 

ultimo aggiornamento 09/02/2016